il viaggio del Folle

IL VIAGGIO DEL FOLLE (2° parte)

Notte stellata, Van Gogh, 1889

C’era una volta, forse non c’era
un uomo in cammino, iniziato di sera
Tutto da vincere, nulla da perdere,
Nulla di facile, pronto per ardere,
Caos, Dioniso, innocenza e follia
Tutti festanti lungo la via,

L’arte della vita impara il Matto,
comprende la natura, diventa Bagatto.
Intelligenza e abilità in tasca,
Basta una parola ché la luna nasca,
Basta poco ché l’inganno imperversi,
Conosce il segreto di mille universi

La dualità tra spirito e materie,
rende le certezze in macerie
Dalle ceneri nasce la Papessa,
che la conoscenza segreta professa,
passiva e discreta, osserva silente
non muove le labbra, regina del niente

Sorge la femminilità taciuta,
l’Imperatrice bella e astuta
cornucopia di felici promesse,
memore delle colpe commesse,
dolce e veleno, cera e miele
il potere a volte sa di fiele

A volte amaro, a volte succoso,
ama il Re il frutto pericoloso
Mano ferma, tono autoritario
Nessuna pietà per alcun avversario
lo spirito di fuoco, di ferro la volontà
sua è la saggezza, sua la crudeltà

Necessità lo rese Ierofante,
la conoscenza come unico amante
Tra umano e divino è il ponte
Tra conosciuto e ignoto il monte
della verità l’alto custode
impassibile al rigore che lo erode,

è il momento della scelta,
un bivio, una decisione alla svelta,
due Amanti, due vite, due cuori
nessun rimpianto a posteriori
che sia peccato di vanità
o che sia una diversa verità,

la vittoria è degli audaci, si dice
per certo arriverà un momento felice,
Alessando, Gengis Khan, un conquistatore
sul carro passa, coperto d’onore
ma a peccar di hybris ci vuole ben poco
meglio ricordare le regole del gioco

poiché poi tocca alla giustizia
raccogliere i cocci con immensa mestizia
dura o leggera, è la legge del karma
in una mano pace, nell’altra un’arma
Equilibrio, armonia e onore
sono virtù che vogliono sudore

le decisioni difficili portano solitudine
e l’Eremita è un Matto che ricerca inquietudine
libero e saggio, lungo la strada
si sveglia il mattino nella rugiada
vede oltre e guarda dentro
del labirinto ha colto il centro

Ma la Ruota gira, mutevole sorte,
Per resistere, non abbastanza forte
L’unica è andare con la corrente,
Che ti porti a Ovest oppure in Oriente
Panta rei, go with the flow,
Flectar, non frangar, take it slow

Le difficoltà regalano esperienza,
La Forza, l’animo, e la resilienza
La lotta con grazia e coraggio,
ricordando gli insegnamenti del saggio,
l’energia forte dell’avversario
è il solo armamento necessario

Crolla il Matto, senza energie,
Sono finite tutte le sue magie,
Larva per trovare energia
Pipistrello per cercare la via
Immobile, il mondo capovolto
Bonaccia nel mare sconvolto

Impara la lezione della farfalla,
Che muore, rinasce e ancora balla,
Indica, l’arcano senza Nome
La via della trasformazione
Della luce nell’oscurità,
Della visione nella cecità,

La quiete dopo la tempesta
Bilancia in mano, armonia in testa
Appare l’angelo della guarigione
Discernimento e prendere azione
Richiede virtù la Temperanza,
Fede salda, e forte speranza

Cade bene in tentazione
Spaventato, cercando emozione,
Languendo in dolce indolenza
Il Matto scopre la dipendenza
Oro, sangue, vanità, amore,
Per ognuno il Diavolo ha preparato un errore,

I monti più alti, gli abissi più scuri
Crollan tutti anche i migliori muri
Le difese cadute, spoglia la torre
Stridore di ferro, gente che corre,
Lascia il sicuro, brucia i ponti,
Segue il vento, assapora tramonti

Arriva la sera, porta speranza,
Si scioglie il paese in una danza
le stelle nel cielo e la notte è più chiara
Si scorda così la vita amara,
In attesa dell’alba, pronto alla notte
Sirio indica le nuove rotte,

Alla Luna ululano i lupi,
il Matto sprofonda in sogni cupi
un nuovo viaggio, in terre ignote,
sole, luna e due torri vuote
gnōthi sautón, si sceglie i sogni
chè al risveglio divengan bisogni

Così, di impegno e di fortuna,
Si prende, il Matto, anche la luna
Splende il Sole sul suo regno,
è convinto che sia un segno.
Trionfo di stabilità e costanza
avanza sicuro e con baldanza,

Ma il suo viaggio è quasi alla fine,
si gioca ora a miele o spine
Chi semina vento raccoglie tempesta,
per il Giudizio contan le gesta,
sulla bilancia pesa il passato,
e il Matto non può incolpare il Fato

Ha compreso, infine, il Matto,
è il momento del riscatto,
ha imparato a modo il Mondo
capito la natura nel profondo
La vita che danza, vestita di rosso,
un calice in mano, l’Uroboro addosso

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